mercoledì 14 settembre 2011

8° Giorno Marmaraereglis - Istanbul (107 km - 920 m dislivello)

Questa è l'ultima tappa del nostro viaggio, partiamo non senza aver fatto una abbondante colazione che ha mandato sul lastrico il padrone dell'abergo.
Il mare è calmo,  c'è poco vento, meglio così, i giorni di bici si fanno sentire nelle gambe e se le condizioni meteo sono favorevoli per noi è tutto di guadagnato.

Percorriamo un tratto di strada lungo il mare ma poi ci dobbiamo immettere sulla superstrada. C’è un’ampia corsia di emergenza dove possiamo transitare “sicuri”, le auto sfrecciamo veloci alla nostra sinistra. il rumore continuo degli pneumatici e dei motori è fastidiosissimo ma pare non vi sia altra strada. Pedaliamo lungo il mare. Ad un certo punto troviamo una biforcazione ed inizia la statale. Decidiamo di imboccarla consci del fatto però che non ci sarà più la corsia di emergenza a proteggerci. Ci auguriamo comunque che il traffico sia meno intenso. Invece il traffico c'è ed è abbondante tanto quanto in autostrada. Qui è veramente pericoloso, non c'è alcun rispetto per i ciclisti in questo tratto di strada visti quasi come dei bersagli da scuotere. Dopo diversi km usciamo dalla statale ed entriamo nel paese di Silivri, è ora di pranzo e tutti concordiamo per una sosta kebab. 

Mentre mangiamo seduti sotto la veranda del ristorantino rimaniamo folgorati alla vista di due bei meloni al di là dell'incrocio. Sembra stiano aspettando noi. Decidiamo di comprarli e di mangiarceli come dessert sotto le piante del vicino parchetto.  Incontriamo anche due cicloturisti olandesi che si stanno recando anche loro ad Istanbul. Hanno le bici cariche di bagagli, loro il viaggio lo hanno fatto con la tenda e i viveri appresso. Hanno il tipico aspetto di chi per settimane sta mangiando scatolame. Sono magri impiccati, speriamo siano arrivati a destinazione...
Riprendiamo il nostro viaggio ma prima cerchiamo un meccanico di biciclette. Stamattina Paolo si è accorto che le tele del pneumatico posteriore hanno ceduto e la sua gomma ha un preoccupante bozzo. Infatti la sua andatura è quasi comica, ballonzola in continuazione mentre pedala e ogni tanto quando l'andatura aumenta sentiamo il suo grido: "VEEE PIAAANNNNNN!!!!!!!"

Troviamo il meccanico ma ci vuole far pagare il copertone quasi quanto un rene al mercato nero. Con molta cortesia lo sfanculiamo e ce ne andiamo.
Ci rimettiamo in cammino in compagnia per un breve tratto di alcuni bimbi che ci salutano con un originalissimo "ITALIA UNO" (mannaggia anche qua!).
Dopo qualche Km dobbiamo rientrare in statale sempre senza la corsia di emergenza! Ci rituffiamo appena possibile all’interno dei paeselli chiedendo indicazione alla gente ferma agli incroci o alle fermate dell'autobus. Sembra strano ma il turco non è poi così difficile....

Dopo molti km ci accingiamo a vedere e raggiungere la periferia di Istanbul attraverso la statale che  ora è diventata una superstrada (ricordo che Istanbul conta più di 12 milioni di abitanti). Qui è un unico cantiere lungo decine di km ai lati della strada che ora è diventata ultra trafficata. C'è uno smog incredibile, a causa dei cantieri per l'ampliamento delle carreggiate ci sono continui rallentamenti e fermate, restringimenti di carreggiata, transenne, ruspe e caterpillar. Insomma a Istanbul e dintorni sembra ci sia uno sviluppo galoppante. Oltre all'ampliamento della strada ci sono cantieri per la costruzione di centri commerciali, centri direzionali, capannoni per l'industria, uno appresso all'altro.
Noi in mezzo a questo caos non ce la passiamo tanto bene, qui si rischia la morte nel vero senso della parola. A un certo punto ci ritroviamo che la superstrada da 4 o 5 corsie si restringe in 2. Traffico bloccato, autobus di traverso, clacson che suonano con diverse tonalità a seconda che sia una Wolkswagen, una Dacia, una Renault. Sgasate e accelerate degli automobilisti per guadagnare una posizione. A livello manubrio ci sono 43°C dovuti anche alle ventole di raffreddamento dei camion o dei pullman che ci sparano contro delle folate di aria calda e puzzolente.

Sembra di esser in un girone dantesco. In questo marasma procediamo con cautela e a zig zag, poi però decidiamo di stare compatti, 8 bici insieme e vicine occupano lo spazio di due auto o di un furgoncino manteniamo così le distanze con le auto e ci sentiamo più sicuri. Appena però si apre un varco ci trasformiamo in un lungo serpentone e guadagnamo strada sul traffico lento. Quando vediamo che il traffico si ferma ci ricompattiamo. Procediamo così per diversi km, purtroppo Domenico fora e ce ne accorgiamo tardi. Tanto che dobbiamo tornare indietro di mezzo km per soccorrerlo. In questa situazione non possiamo raggiungerlo in bici, così le parcheggiamo poco dopo un cavalcavia e alcuni di noi vanno da lui a piedi. Sistemata la foratura ripartiamo, riusciamo ad uscire dalla superstrada ma il saliscendi continua ed arriviamo a toccare il 14%: dura, durissima.
Dobbiamo rientrare nella superstrada e li ci rimaniamo per altri 15 km nei quali la situazione del traffico non cambia. 
Studiando la cartina decidiamo di svoltare su uno svincolo prendendo la strada che si infila tra il mare e l'aeroporto di Ataturk, finalmente qui le macchine sono un pò meno e ci rilassiamo un pò.
Il nostro viaggio si sta concludendo, abbiamo gli ultimi 15 km da percorrere e lo facciamo sulla pista ciclabile per attraversa un lungo parco affacciato sul mare. Raggiungiamo così la Moschea di Aya Sofya ed alla Moschea Blu (Sultanahmet) dove concludiamo il nostro viaggio. Scattiamo le foto di rito con un’infinità di persone sbalordite che molto affettuosamente ci chiedono del viaggio.
E' l'imbrunire, raggiungiamo l'hotel www.istanbulholidayhotel.com vicinissimo alle moschee. Scarichiamo per l'ultima volta i bagagli e lasciamo le bici nel ripostiglio sotterraneo dell'hotel. 

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martedì 13 settembre 2011

7° Giorno Kesan - Marmaraereglis (140 km - 835 m dislivello)

Colazione incredibile questa mattina. Ci carichiamo di energia, acquistiamo in città una cartina più dettagliata e partiamo. Ci inseriamo sulla superstrada, quella che abbiamo lasciato la sera prima e ci dirigiamo verso Tekirdag. Il vento è contrario e la strada è su e giù, l’entusiasmo non ci manca tanto che Valerio si mette in competizione con un asinello che traina una famigliola sopra un carretto. La sfida è lanciata e il contadino non ci sta a vedere un ciclista superarlo e comincia quindi a sferzare il povero asinello che dopo qualche centinaio di metri desiste e lascia passare Valerio.

Sulla superstrada il suono del clacson sembra uno sport nazionale. Il saliscendi e lo sfrecciare delle auto ci snerva: a Malkara usciamo dalla superstrada dirigendoci verso Sarcoy riconoscendo nella cartina una strada parallela. L’inizio sembra promettente: in discesa, si attraversa un paesello di contadini.
Ogni qualvolta entriamo in un paese o città oltre ad esserci il cartello che indica il nome della località, viene indicato anche il numero di abitanti. Le città più importanti che abbiamo finora attraversato riportavano numeri imponenti, 50.000, 30.000 abitanti. Ora invece ci troviamo davanti cartelli che indicano il numero di abitanti con 3 cifre: 230, 150, 320 abitanti.
Svoltiamo per Balli e poi per Sirtbey riprendendo un saliscendi con pendenze a tratti del 6-7%. Ci sono poche segnaletiche e facciamo fatica a seguire la via che appare difficile. La gente che incontriamo ci saluta e cerca di dare delle difficili indicazioni parlando nella loro lingua. Da un venditore ambulante compriamo un po’ di coca cola chiedendo indicazioni sul percorso facendoci aiutare da una ragazza che mastica un po’ di inglese. Nel frattempo un cane cerca di addentare la mia gamba.
Andiamo verso Semetli. Nella piazza troviamo alcuni anziani rilassati sotto la pergola di una vecchia stazione di servizio in disuso da tempi remoti. Sono molto incuriositi ed interessati a noi, ci offrono acqua e ci fanno capire che per Tekirdag il giro è ancora lungo: lo possiamo accorciare prendendo una “strada-sentiero” in discesa prima, in salita poi: decidiamo di imboccarlo. Si tratta di un vero e proprio sentiero per mountain bike, altro che cicloturismo. Qui rischiamo di spaccare portapacchi e forare gomme se non stiamo attenti. Riusciamo comunque a superare tutti gli ostacoli anche con i chilogrammi delle borse, senza forature o cadute. Sbuchiamo sulla cima di una collina e il sentiero termina su una strada asfaltata in discesa. Finalmente ci riposiamo un po’ e possiamo fare un po’ di strada senza pedalare.

Raggiungiamo così Barbaros dove estenuati facciamo una sosta per bere e mangiare tutto d'un fiato un panino.
Nonostante i già percorsi 92 Km, il “consiglio di guerra” conviene nel definire oggi giornata della “grande tappa” teorizzata alla partenza ma finora mai completata: faremo altri 50 Km affrontando anche il buio fino a Marmaraereglis visto che la strada è prevalentemente in piano e il vento sembra affievolirsi. Partiamo a tutta birra riprendendo il solito saliscendi fino a Tekirdag. Il tramonto è bellissimo; sul mare e sui paesi si fa buio. Insieme, con le luci accese, e con parecchia preoccupazione arriviamo a Marmarasereglis dove ci fermiamo, mangiamo e pernottiamo.

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lunedì 12 settembre 2011

6° Giorno Sapes - Kesan (116 km - 770 m dislivello)


Oggi, è un grande giorno. In questa tappa varcheremo il confine Turco e abbandoneremo la Grecia. La mattina partiamo di buon’ora, e affrontiamo i primi km. La strada fortunatamente è in leggera discesa quindi pedaliamo con facilità. Finalmente troviamo alcuni resti della Via Egnatia o Via Ignazia, si tratta di una via romana che metteva in comunicazione il basso Adriatico con Costantinopoli. La strada fu costruita nel 146 a.C. su ordine di Gaio Ignazio, Proconsole di Macedonia, da cui prende il nome.
La strada è segnata molto bene, ci sono frecce e cartelloni sulle piazzole che danno informazioni sul tragitto, sul metodo di costruzione e sulla storia di questa via romana. Momenti per noi belli ed emozionati.
Dopo le foto di rito ci mettiamo di nuovo in sella, la Via Egnatia ci accompagna ancora per diversi km e si interseca con la nuova strada asfaltata. Lungo la discesa però Eros fora. Gli do una mano a cambiare la camera d’aria anteriore ma temo di aver fatto peggio visto che dopo 2 km anche la camera nuova è a terra. Vabbè non tocco più niente, meglio che sistemino gli altri…

Sistemata anche la seconda foratura arriviamo velocemente ad Alexandroupolis, città molto grande con un notevole polo universitario nel centro della città. Tantissime persone sia per strada che sui marciapiede. Facciamo scalpore anche qui, cerchiamo e troviamo un meccanico per sistemare la ruota di Renato che ormai da troppi giorni gira con dei raggi fuori uso. Mentre il meccanico sistema la ruota, noi giriamo un po’ nei dintorni a piedi e facciamo la spesa per i prossimo km.

Purtroppo nel pomeriggio non ci fermiamo mai per pranzare ma semplicemente per consumare la frutta che abbiamo acquistato al supermercato. Fa molto caldo e lo soffriamo tutti, inoltre riprendono i sali scendi. Arriviamo finalmente verso le 16:00 all’imbocco dell’autostrada che conduce alla frontiera. Siamo increduli, prendere l’autostrada con le bici per noi è innaturale ma questo è il percorso che dobbiamo affrontare. Prendiamo così lo svincolo ed entriamo in autostrada. Ci teniamo sulla corsia di emergenza. La strada sembra velluto, nera, perfetta, nessun sobbalzo, nessun avvallamento, pedaliamo lisci come l’olio. La cosa curiosa è che è deserta! Non c’è nessuno, né un’auto che ci precede né che ci raggiunge da dietro. Spettacolo, rompiamo il serpentone ed avanziamo alla rinfusa invadendo l’intera carreggiata.
 Arriviamo alla frontiera e superiamo la fila di auto e camion che attendono il loro turno per mostrare i documenti. Ci piazziamo davanti la sbarra e un poliziotto ci invita a passare controllandoci uno ad uno i passaporti o la carta d’identità. Passiamo un secondo controllo, tutto ok, e finalmente siamo in Turchiaaaa!!

Ci fermiamo qualche istante nel parcheggio per immortalare il momento con la bandiera della Turchia che si agita alle nostre spalle.
Senza troppi indugi ripartiamo, gli ultimi 30 km sono caratterizzati dalla strada rettilinea ma con continui sali scendi, quando arriviamo alla sommità di ognuno speriamo sempre che si tratti dell’ultimo, invece riusciamo a vedere sempre i successivi. Alla fine arriviamo a Kesan che si trova sulla cima di una collina. Arriviamo tutti abbastanza stanchi, io stremato, mi gira la testa, mi devo appoggiare a un marciapiede per riprendere fiato e per farmi dare un po’ d’acqua da Paolo, la mia era finita da diversi km. Per fortuna mi riprendo e raggiungo gli altri. Solita contrattazione per il prezzo delle camere al Sapci Prestige Hotel, scarico bagagli, doccia e prima cena turca del nostro viaggio.

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domenica 11 settembre 2011

5° Giorno Nea Karvali - Sapes (130 km - 460 m dislivello)

Lasciamo il camping, anche questa sarà una tappa non molto impegnativa per le salite, però sarà una delle più lunghe. Pedaliamo per circa 3 ore e raggiungiamo Xanti dove nella piazza gremita di gente sta partendo un’escursione per la città di bambini in bicicletta. Il nostro arrivo mette curiosità e ci viene chiesto che viaggio stiamo facendo. Ci accomodiamo sotto gli ombrelloni di un bar proprio sulla piazza, ordiniamo coca cola, caffè e birra (per Valerio). L'atmosfera è come quella nelle nostre piazze a fine Messa quando tutti si riversano al bar a bere un aperitivo e fare 4 chiacchiere prima di andare a pranzo. Ci sono famiglie con i bambini, coppie che prendono il caffè turco o una bibita.

Dopo questa sosta ci attendono parecchi km. Attraversiamo diversi paeselli e per la prima volta nel viaggio vediamo ai lati della strada distese di campi di cotone. Dopo poco più di un’ora di viaggio ci avviciniamo al lago di Vistonida che si trova lungo la costa settentrionale del Mar di Tracia, separato dal mare da una stretta striscia di terra larga circa un chilometro. Nella parte nord-orientale il lago è alimentato da tre picccoli fiumi, mentre a sud alcuni canali collegano il lago al mare. Per questa ragione nella parte settentrionale del lago l'acqua è dolce, mentre in quella meridionale risulta salmastra.
 
Raggiungiamo la spiaggia deserta con le bici e lì ci prepariamo per un tuffo in mare. Purtroppo però il fondale è basso per alcune centinaia di metri. L’acqua non raggiunge neanche le ginocchia. Ci limitiamo quindi a bagnarci un po’ e rinfrescarci. Al termine della sosta inforchiamo i nostri mezzi e giungiamo a Porto Lagos dove pranziamo vicino la piazza che ha ospitato il mercato del mattino. Pranzo a base di pesce ovviamente. Guardiamo la cartina e cominciamo a pensare che la tappa di oggi non deve terminare a Komotini ma deve essere allungata per guadagnare km nelle successive e riuscire ad accorciare l’ultima tappa che porterà ad Istanbul. Detto questo, la carovana riparte rigenerata dal pranzo.
Il percorso è pianeggiante, si procede spediti ad un tratto però: “FORATOOOOOOOO!!!” di nuovo Paolo. Questa volta una grossa spina si è conficcata nella gomma ed ha bucato la camera d’aria. Speriamo sia l’ultima volta. Il gruppo si è temporaneamente diviso in 2, alcuni sono rimasti con Paolo, altri sono andati avanti. Finalmente dopo una ventina di km pedalati in leggera salita arriviamo a Komotini.
Siamo un po’ indecisi, la città è grande e sicuramente ci sono alberghi che ci possono ospitare, non sappiamo invece se i paesi successivi avranno alberghi o strutture che ci possano accogliere. Chiediamo consiglio a una ragazza che passa per caso, magari ci può dare qualche indicazione. Parliamo 30 secondi in inglese, poi qualcuno fa un commento in italiano e lei dice: “ragazzi ma voi da dove siete??” Abbiamo trovato un’italiana per strada a Komotini, per di più scopriamo che è di Solesino, nella bassa padovana. Cavolo, è il colmo.

Non ci può aiutare molto, dice che a Sapes forse c’è un B&B ma non è sicura, se vogliamo proseguire forse è meglio arrivare fino a Alexandroupolis però sono altri 50 km.
 
Salutiamo Carlotta, discutiamo un po’ e alla fine decidiamo di partire. Teniamo duro e andiamo verso Sapes sperando di trovare un alloggio. La strada qui si restringe e le auto ci sfiorano. Per movimentare un po’ la parte finale della giornata ci pensa nuovamente Paolo. Si, proprio lui, giunto alla quarta foratura in questo viaggio. Finalmente raggiungiamo Sapes. Ci fermiamo in un ristorante sperando di trovare anche alloggio ma qui ci rimbalzano dicendoci che stanno attendendo l’arrivo di un matrimonio greco. 
Basta matrimoni non se ne può più!! Facciamo un paio di km ed entriamo nel vero e proprio paese. Chiediamo in giro ma sembra che tutti non abbiano mai sentito parlare di un hotel in paese, qualcuno ci manda ad Alexandroupolis. No, per carità, basta bici per oggi. Siamo all’imbrunire, finalmente un giovane ci indica una collina sulla quale dovrebbe esserci l’albergo che cerchiamo.

Con grande sollievo lo troviamo, i fratelli Alberto e Alessandro, maestri nel contrattare con gli albergatori, strappano per l’ennesima volta un ottimo prezzo, nel frattempo tutti noi scarichiamo le bici e ci infiliamo nelle rispettive camere. Anche questa giornata si conclude a tavola. Qui mettiamo in difficoltà il cuoco che alla fine non sa più cosa cucinare, gli abbiamo vuotato la cambusa.


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sabato 10 settembre 2011

4° Giorno Stavros - Nea Karvali (104 km - 720 m dislivello)


La tappa sembra piuttosto facile oggi. Non c'è molto dislivello. La strada che dovremo prendere si infila all'interno di una valle.
Arriviamo spediti fino al Leone di Anfipoli e lì ci fermiamo per fare qualche foto di gruppo. Dopo qualche km raggiungiamo una specie di intreccio di strade. Quale prendere? Optiamo per la sinistra e ci porta verso le colline. Forse non era la via più breve, comunque ormai le gambe girano alla grande e non abbiamo più paura di salite. Ci fermiamo in un paese per comprare ancora acqua, anche stavolta Renato sposta leggermente la bici e "sthehonnh" salta un altro raggio.







 
La cosa diventa un pò preoccupante ma ripartiamo. Ora non ci troviamo su una strada a fondo valle ma su una che costeggia le colline. Comunque la direzione è quella giusta. Da questo punto possiamo vedere una grande estensione di vigneti e troviamo anche alcune cantine vinicole lungo il tragitto. Raggiungiamo Kavàla verso le 15:00, dovrebbe essere la nostra meta giornaliera. Si tratta di una vera e propria città di mare. Molto turistica. Mangiamo un "Gyros pita" e decidiamo di comune accordo di proseguire fino al paese successivo per accorciare un pò la tappa del giorno successivo. Ci rimettiamo quindi in cammino e pedaliamo per altri 10-15 km.
Arriviamo a Nea Karvali ma già alle porte il paese non promette nulla di buono. Desolazione totale, non c'è anima viva in strada che ci possa dare qualche indicazione. Scendiamo verso il mare attraverso un viottolo interno ma anche lì nessuno. In lontananza vediamo la scritta “HOTEL” ma purtroppo è chiuso e sembra sia l'unico del paese. Proseguiamo a cercare, siamo un po’ preoccupati per la nostra sorte. Fortunatamente vediamo un cartello con l'indicazione di un camping, Alessandro e Alberto vanno in avanscoperta per vedere se c'è posto per noi. Dopo alcuni minuti riceviamo la notizia che ci sono delle "camere" a disposizione.





Tipica espressione veneta..

Raggiungiamo il camping passando davanti ad un campo di calcio e vediamo le tribune gremite di persone, l'intero paese è allo stadio, ecco spiegato il deserto in paese. Abbiamo per noi 2 triple e una doppia. Nel frattempo arriva anche un pullman di giovani americani che in pochissimo tempo allestiscono un campo con tende e cucina.
Scarichiamo tutto anche noi e ci mettiamo sotto la veranda del bar ristorante a guardare il mare piatto. In fondo a destra vediamo un complesso industriale chimico mentre a sinistra ne vediamo uno petrolifero.
La sera abbiamo una sorpresa, di fianco alla cucina c'è un enorme tendone addobbato a festa, all'interno ci sono tavoli rotondi con tovaglie bianche fino al pavimento. Anche le sedie sono foderate di bianco. Sembra proprio che ci sarà una festa importante. Chiediamo un pò in giro e la signora che gestisce il camping ci conferma che ci sarà la festa per un matrimonio.
L'acquedotto romano di Kavàla
Wow! Un matrimonio greco! Chi ha mai visto prima d’ora un matrimonio greco? Io si, nel film...
E infatti verso le 21, quando noi abbiamo già finito di cenare iniziano ad arrivare gli ospiti, una marea di gente, auto cariche di persone, chi in coppia, chi in 4, chi in 5, tutti pigiati dentro le auto che sembra esplodano da un momento all’altro. Ci sono auto di ogni tipo, dalla berlina alla station wagon al furgone con il nome della ditta sulle fiancate. Il campeggio visto dall'alto sembra un enorme tetris, le auto vengono incastrate in tutti i modi pur di farle parcheggiare. Per ultimi arrivano gli sposi, oggi felici, ed aprono le danze ballando da soli un lento in mezzo la pista. Ad accompagnare la serata ci sono 3 tizi, uno canta, uno suona il clarinetto e l'ultimo suona le tastiere. La musica è gradevole, ha un non so che di arabo, ovviamente non si capisce niente di quello che dice il cantante, ipotizziamo che racconti, cantando, la storia dei due sposi (è un’ipotesi). Iniziano così i balli tradizionali greci, ballati in cerchio con coreografie diverse a seconda della musica. Nelle 3 ore che abbiamo assistito alle danze non c'è stata una coreografia uguale all'altra. Ma come fanno a conoscerle e a ricordarle tutte? Mah.. Noi ci siamo accomodati ad osservare tutta la festa come se fossimo stati al cinema e abbiamo scattato qualche foto per ricordare l'evento. Magari una foto con la sposa potevamo farla. Potevamo dire: "I'm sorry we are italians".
Vabbè raggiungiamo le camere. Quelle di Alessandro, Alberto, Eros, Paolo e Domenico sono molto vicine alla festa mentre la mia con Renato e Valerio si trova nella garitta all'entrata del camping. Alle 4:00, finita la festa, i fari delle auto che uscivano, penetravano dai vetri della porta della camera. Siamo riusciti a contare 83 auto.

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Valerio e la sua bici-stendibiancheria




venerdì 9 settembre 2011

3° Giorno Vourvourou - Stavros (101 km - 1320 m dislivello)

La colazione di stamattina è ottima, siamo quasi a bordo piscina, la temperatura è gradevole e la notte ci ha rigenerato. Certo la sella oggi non ci è molto simpatica ma non c'è alternativa. Come di consueto partiamo e al primo supermercato ci fermiamo per fare scorta d'acqua, una bottiglia a testa. Se poi non è sufficiente la prendiamo anche lungo la strada.
Anzi no, vorremmo partire ma Renato muove la bici e "sthehonnh" salta un raggio. Domenico lo consola: "Ne hai ancora una trentina da rompere..."
“Ok dai, andiamo”. Siamo lusingati dalla strada che ci troviamo di fronte, pianeggiante, scorrevole, le salite della giornata precedente sono lontane. Nooo! Dopo 10 km tornano di moda, scuotiamo la testa e ci rimettiamo con pazienza a scalarle. A mezzogiorno siamo a Pirgadikia, su una piazzetta di fronte al mare. Qui ci fermiamo per consultare le cartine e ne approfittiamo per prendere l'acqua, poi prendiamo della frutta, spunta anche il sacchetto della frutta disidratata presa all'Auchan. Alla fine prendiamo anche dei gelati. Sotto le piante sulle panchine si sta benissimo, ci sono alcuni cani randagi che però non ci danno fastidio anzi vogliono solo giocare un pò.
Alla fine invadiamo un bar e ci facciamo preparare dei toast e del caffè ghiacciato. "Partiamo?" "No dai, aspetta 2 minuti..." Continuiamo a posticipare la partenza finchè poi, uno alla volta, ci alziamo e raggiungiamo le nostre bici.
Una signora ci vede un pò incerti sulla strada da prendere, ci aiuta mostrandoci la salita che dobbiamo affrontare indicandocela anche sulla cartina. Da qui in avanti abbandoneremo il mare e ci addentreremo per un pò all'interno della penisola Calcidica. Anche qui per i successivi 25 km la strada sale e scende di continuo come il giorno precedente ma ci troviamo in una zona rurale con molti ulivi e campi incolti pieni si sterpaglie secche. Ogni tanto c'è un gregge di capre che pascola, i pastori alzano la mano in segno di saluto, i cani ci tengono d'occhio. 
Il caldo è tanto sia per il sole sia per l’asfalto bollente. L'abbronzatura in generale è quella tipica del muratore, si vedono nitidamente i segni dei calzini, delle maniche e dei pantaloncini. L'acqua delle borracce mischiata ai sali minerali è calda e fa abbastanza schifo.
Finalmente rivediamo la costa e il mare. Prima di arrivare ad Olympiada però c'è un gran Premio della Montagna da conquistare e ci riusciamo con una discreta andatura.
Raggiunto il paese facciamo un'altra sosta ristoro. Frutta, banane, pesche, frutta secca e biscotti, ovviamente anche l'acqua, indimenticabile.
La bici subacquea di Renato




Ci sbraghiamo su una pista ciclabile a ridosso della spiaggia, Eros ed alessandro si cambiano e fanno un tuffo, Valerio, più pigro entra in acqua con i pantaloncini da ciclista. Credo non sia stata una bella idea quella di Valerio, viaggiare con il fondello inzuppato d'acqua non è molto confortevole.
Ultimi 25 km ed arriviamo a Stavros dove concludiamo la tappa di oggi. Si tratta di un paese molto turistico con un viale dove si può passeggiare e fare acquisti. Molto frequentato da turisti dell’est europeo.
A Stavros riusciamo a trovare un albergo molto confortevole www.elanioszeus.gr con piscina. Dopo una giornata di fatiche è l'ideale. La frase più bella di oggi la pronuncia Renato a bordo vasca: "I'm sorry, we are Italians" riferendosi alle foto che ci facciamo scattare dai turisti che abbiamo attorno.
Al ristorante ci facciamo portare di tutto, tanto che il padrone a un certo punto ci dice: "Siete in 8 e avete ordinato 16 portate, di solito 8 persone prendono 8 portate". Alessandro con molta calma gli risponde (con un inglese oxfordiano): "Beh visto che siamo a 16, aggiungi altre 4 portate che facciamo conto tondo". Anche qui abbiamo lasciato il segno.






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giovedì 8 settembre 2011

2° giorno Gerakini - Vourvourou (124 km - 1760 m dislivello)

Lasciamo Gerakini e ci inseriamo sulla strada principale sempre molto trafficata. Dopo qualche km usciamo ed arriviamo a Metamorphosis. Costeggiamo le spiagge attraverso le viuzze interne del paese. Per noi è uno spettacolo poter ammirare finalmente da vicino l'acqua trasparente, non è altrettanto bello lo spettacolo che proponiamo ai turisti, che vedono passare questa carovana di 8 ciclisti seminudi ma con il casco in testa... Qualcuno ci fa qualche foto da lontano.
Attraverso la spiaggia raggiungiamo Paralia Nikitis dove scattiamo delle foto su un pontile. Dopo questa breve sosta ci mettiamo in marcia, l'andatura e forse un pò troppo turistica, la pagheremo in serata. A complicare un pò la giornata ci pensa Renato e il suo portapacchi che ai piedi di una salita si spacca e ribalta all'indietro entrambe le borse come fossero un aratro che deve solcare un campo. Chiaramente in un primo momento le risate si sprecano, poi però ci rendiamo conto che il danno è piuttosto ingente e richiede una riparazione importante. Mentre qualcuno studia il da farsi, altri mangiano mandorle dell'Auchan di Vicenza all’ombra di una siepe. Troppe mani sul portapacchi creano casino.. Decidiamo di rientrare in paese e cercare una ferramenta. 
 Fortunatamente nel nostro gruppo ci sono due esperti manutentori industriali, Alessandro e Valerio e un meccanico, Domenico quindi la risoluzione del problema avviene in men che non si dica. Chiaramente Renato pagherà in seguito birra a fiumi. Ripartiamo finalmente dopo una sosta sotto il sole cocente e verso le 13 ci fermiamo a Neos Marmaras.
Qui pranziamo in un bel ristorantino, il cibo è sublime e l'arietta fresca sotto la veranda invita alla pennichella e non certo a un tappone dolomitico.

Vabbè, siamo qui per pedalare quindi partiamo ma la voglia è tale che dopo pochi km ci fermiamo davanti ad una spiaggia e lì facciamo il bagno. Pagheremo anche questo in serata. Finalmente ci mettiamo in sella e la strada comincia a salire, continuiamo a vedere il mare alla nostra destra ma ora è molto più in basso. La strada costeggia i monti ed è piena di curvoni a destra e a sinistra. Raggiunto il punto più alto iniziamo finalmente anche la discesa che ci porta a Toroni. Lì perdiamo Valerio che invece di fermarsi ad aspettarci al bivio, prosegue a pedalare in compagnia del suo lettore MP3.
Lo aspettiamo per un pò intanto facciamo 2 chiacchiere con una signora che sta annaffiando l'erba del giardino, ne approfittiamo per rinfrescarci la faccia e riempire le borracce di acqua. Finalmente Valerio si accorge che ha fatto il vuoto dietro di se e gli viene il dubbio di aver sbagliato strada. Torna indietro e si becca anche qualche maledizione dal gruppo.
 Al bivio si decide se proseguire per la strada asfaltata o se prendere uno sterrato che accorcia il percorso ma che sicuramente sarà più duro da affrontare visto che si inerpica tra le montagne per poi raggiungere il versante opposto della penisola di Sithonìa. Si decide per lo sterrato. La strada va su che è una "bellezza" e noi saliamo molto allungati.

C'è chi sale velocemente e chi la prende con filosofia. Infatti non è importante chi arriva prima in vetta, l'importante è arrivare. Per di più la strada è dissestata, praticamente è una carrareccia utilizzata dalle poche famiglie di pastori che vivono sulle colline per spostarsi con le auto e per portare le greggi al pascolo. Noi notiamo subito le tracce del passaggio delle greggi...
Raggiunta la vetta ci lanciamo in una discesa sterrata senza esagerare con la velocità, il rischio di rompere i portapacchi è troppo alto e di ferramenta in quest’area sperduta non ne abbiamo viste, quindi occhio!!

 Raggiunta Sikia ci avviciniamo velocemente alla costa. Sono già le 19:00 e dobbiamo completare gli ultimo 40 km circa. La strada ahi noi non è pianeggiante, anzi comincia a salire sulle colline che costeggiano il mare. Siamo lunghi, non abbiamo quasi più contatto visivo l'uno con l'altro, quando in un momento di silenzio echeggia una voce: "FOOORAAATOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!" Tiriamo su la testa, chi ha capito: "comprato!" chi ha ha capito "c'è un gatto!" Alla fine invece ci rendiamo conto che Paolo ha forato la gomma, ovviamente quella dietro. Siamo già in ritardo, una foratura è l'ideale... Beh ci fermiamo in 4 gli altri proseguono perchè devono rincorrere Valerio che con il suo MP3 pedala beatamente. Eros tenta di fermarlo gridando il più possibile, alla fine lo manda a quel paese... ...quello più avanti!!

La sostituzione della camera d'aria è veloce anche se veniamo assaliti da una flotta di zanzare greche affamate. Fuggiamo e ci rimettiamo in cammino. Ormai il sole è sceso e ognuno comincia ad accendere il proprio faro. Chi ha solo quello posteriore, chi ha solo quello bianco e chi ha entrambi (bravissimo). Ci disponiamo quindi in fila. Sembra una processione religiosa con le candele rosse e bianche, manca solo il coro.
La strada qui è dura, tante curve ingannevoli che ci fanno sperare che inizi la discesa invece ci troviamo di fronte a salite ancora più impegnative. Ogni tanto troviamo una discesa che ci fa fiatare un pò ma avanzare diventa difficile perchè abbiamo già più di 80 km sulle gambe.
Ora è notte, dalla nostra abbiamo il cielo limpido e la luna che è quasi piena che ci permette di vedere la strada anche senza faro anteriore. Lo utilizziamo solo per segnalare la nostra presenza quando vediamo di fronte l'avvicinarsi di un’auto. Qui Alberto comincia ad avere difficoltà a far girare le gambe, probabilmente scarico di energie. Si ferma un paio di volte ma incitato da tutti riparte.
Ognuno va con il passo che riesce a tenere e io ed Eros distanziamo un pò il resto del gruppo. Sono stanco anch’io ma sembra che le gambe girino per inerzia, vado su agile, guardo la strada due metri oltre la ruota, non voglio vedere se ci sarà un'altra salita dopo la curva o se inizia un tratto pianeggiante, quel che c'è, c'è. L'importante non è arrivare primi ma arrivare sani e salvi. Mancano 15 km ormai ed anche Eros a un certo punto mi fa: "non è che hai una caramella comoda?!?"
Ho le tasche vuote, negli ultimi 30 km credo di aver mangiato 3 o 4 barrette. "Fermiamoci" gli dico e prendo dalla borsa destra due bustine di gel energetico e ce le spariamo giù. Aspettiamo un pò per vedere se il gruppo recupera ma non si vede nessuno. Meglio ripartire, li aspetteremo alla fine in paese. Ora stiamo decisamente meglio entrambi e raggiungiamo Vourvourou dopo circa un'ora.
Anche gli altri ci raggiungono dopo una ventina di minuti. In lontananza vediamo e sentiamo la processione religiosa che si avvicina a noi. Sono le 22:00 entriamo in un albergo a caso, riusciamo ad avere 3 camere, scarichiamo le bici, le leghiamo come solo noi le sappiamo incasinare e andiamo a mangiare vestiti così come siamo. Anche questa sera mangiamo piatti e tavolo.

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mercoledì 7 settembre 2011

1° giorno Salonicco - Gerakini (74 km - 970 m dislivello)


Arriviamo a Salonicco dopo aver passato la notte all'interno dell'aeroporto Orio al Serio di Bergamo. Sembra di essere i protagonisti di un film apocalittico e l'aeroporto trasformato in rifugio per i sopravvissuti. Gente ovunque, distesa sulle panchine (poche) e la maggior parte distesa a terra coperta da plaid, sacchi a pelo e giubbini. Anche noi facciamo la nostra porca figura con gli scatoloni contenenti le bici utilizzati come materassi. Sembriamo quasi degli habituè, con la bottiglietta d'acqua vicino… sai, di notte viene sete... Qualcuno dei nostri russa pure...
Tornando al viaggio, dicevo, arriviamo a Salonicco, piove, ci guardiamo in faccia tutti e pensiamo sia una maledizione. Anche l'anno scorso siamo arrivati con la pioggia. Eppure non si tratta di paesi particolarmente piovosi, eppure... qualcuno qui porta scarogna...
Montiamo le bici dentro l'aeroporto, la polizia e vari personaggi non del tutto identificati ci fanno storie perchè dovevamo montare le bici fuori sul marciapiede. Ogni volta che si avvicina qualcuno diciamo: "ok, five minutes". L'avremo detto almeno 15 volte. Durante il montaggio si sentono le chiavi a brugola o quelle fisse che cadono sul pavimento, il loro tintinnio ci fa sentire come in una enorme officina.
Finalmente tutti pronti, vestiti da ciclisti, consultiamo la cartina e anche il GPS con tutte le tracce caricate. Foto di rito con le spalle alla bandiera della Grecia e si parte.
Già i primi metri ci fanno capire che sarà un viaggio accompagnato da traffico automobilistico. Salonicco è una delle città più grandi della Grecia e uscire dall'aeroporto non è banale. Comunque imbocchiamo la via giusta dopo svariati controlli alla cartina. Entriamo anche in autostrada e la percorriamo per un centinaio di metri fino a trovare il primo svincolo che ci porterà sulla strada statale che dovremo percorrere per un bel tratto.
Pedaliamo sotto la pioggia ma la temperatura non è fredda, l'unica seccatura è dovuta alle ruote che tirano su acqua e ci sporcano le borse ma soprattutto le gambe e i vestiti. Già notiamo intorno a noi che molte strutture industriali sono chiuse da mesi, forse da qualche anno. Le sterpaglie si sono impossessate ormai definitivamente dei piazzali.
Si respira un'aria di abbandono, anche la strada non è bellissima, anzi, asfalto irregolare con buche, rattoppi, erbacce ai lati della strada che invadono parte della carreggiata. Ma siamo in Grecia o in Italia?
La strada è molto trafficata di auto e mezzi pesanti, la situazione non è piacevole perchè ci dobbiamo abituare a condurre la bici con il peso delle borse. Se non sei abituato rischi di cadere.
Pedaliamo e si fa ora di pranzo, ci fermiamo a Vassilika, paesino lungo la strada e ci mangiamo il primo pasto greco: un "Gyros pita" una specie di kebab greco. Facciamo la spesa di acqua e banane e dopo un po’ ci rimettiamo in sella e riprendiamo la statale. Dopo 6-7 km però Paolo fora una gomma, per di più in salita. Tutti vedendolo gridiamo: "uomo a terra, uomo a terra" con tono ironico e intanto tiriamo il fiato.
Ripartiamo, ma decidiamo di allontanarci dalla statale perchè troppo trafficata e pericolosa. Deviamo quindi per la "old road", strada tutta curve e sali-scendi. Almeno non è trafficata e si può viaggiare anche appaiati e scambiare qualche parola. Non c'è traffico ma sono presenti sulle curve una miriade di arnie con api che vanno e vengono. Attraversiamo sciami di api che fanno da muraglia in mezzo la strada. Fortunatamente nessuna puntura. Troviamo anche i primi cani randagi, docili fortunatamente e giocherelloni. La Grecia ne è piena non tutti però sono docili e giocherelloni..
Dopo una lunga discesa raggiungiamo Gerakini, troviamo un bellissimo hotel www.hoteldecauville.com , ci prepariamo per una mega cena e studiamo il percorso del giorno successivo.

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lunedì 5 settembre 2011

Countdown -1

Finalmente ci siamo. Dopo mesi di piani fatti di verifiche del tracciato sulle cartine, di diottrie perse su google map, controllo degli orari dei voli, finalmente siamo pronti. Borse fatte: magliette, pantaloni con il fondello nuovo, scarpette, casco (dove lo metto, non ci sta!), sali minerali, barrette, bombe, bombette e chi più ne ha più ne metta, kway (non si sa mai), sembra ci sia tutto. Bici smontate e riposte nei cartoni (il mio come sempre fornito dal mio meccanico di fiducia Isidoro), chiuse, sigillate recitando il rosario con la speranza che le trattino bene, SIAMO PRONTI!!

giovedì 1 settembre 2011

Tutto pronto per la Grecia

Quest'anno il viaggio sarà decisamente impegnativo. Dai calcoli dovremo percorrere circa 900 km in otto giorni.
Il viaggio inizierà a Salonicco e si concluderà ad Istanbul seguendo la Via Egnatia. Attraverseremo quindi la penisola Calcidica, quindi la Macedonia e la Tracia.
Quest'anno siamo in otto. Oltre agli ormai consolidati Alberto, Alessandro, Eros, Marco, Paolo e Renato, si sono aggiunti Valerio e Domenico.
E' ormai tutto pronto e pianificato, la partenza è prevista per martedì 6 settembre verso le 23.00 visto che l'aereo partirà dall'aeroporto Orio al Serio molto presto (non ricordo l'orario preciso ora).
Stay tuned!!